Innanzi al nostro immobilismo spesso ci sentiamo impotenti e non riusciamo a fare di meglio che utilizzare la fatidica frase: “Questo è il mio carattere, che posso farci!!!”

Tralasciando considerazioni sull’uso improprio del termine carattere, che affronteremo prossimamente, vorrei utilizzare ancora una volta le Neuroscienze per dimostrarvi che in tutti noi il cambiamento è possibile.

Concedetemi una premessa. Grazie ai lavori di Davidson con la Risonanza Magnetica, oggi siamo a conoscenza del fatto che le persone quando sono arrabbiate, ansiose o depresse attivano maggiormente la parte destra della loro corteccia prefrontale, mentre attivano la sinistra se sono di buon’umore.

Un altro autore, Kabat-Zinn, il padre della Mindfulness, ha scoperto che un lavoro di otto settimane con tecniche di meditazione sulla consapevolezza, produce proprio uno spostamento dell’indice di attivazione verso la zona di sinistra delle aree prefrontali, quelle del buon’umore, dimostrando come un tale lavoro possa intervenire, in questo caso positivamente, sulla modalità di funzionamento del nostro cervello.

Ulteriori studi con soggetti dediti a tali pratiche per tempi più lunghi, hanno addirittura permesso di individuare una vera e propria modificazione della struttura del cervello, con un cambiamento stabile dei circuiti cerebrali nell’area dell’insula, area che contribuisce a mediare l’empatia, la genuina compassione e la gentilezza verso se stessi e verso gli altri.

Attenzione però, lo dico per i più disincantati, il mio scopo non è quello di proporre la fiera del buonismo. Per chi ancora non lo sa, come oggi le neuroscienze ci hanno dimostrato, tutte queste qualità hanno effetti straordinariamente benefici sulla salute e sul benessere.

Ritornando però al tema di oggi, queste ricerche ci parlano di cambiamento stabile dei circuiti cerebrali, quindi di un cambiamento significativo della persona, e di un cambiamento possibile.

Meditate gente, meditate sulle nostre infinite possibilità!!!