Proviamo a pensarci. Quando e quanto ci fermiamo a riflettere sui nostri progetti e, in particolare, sulle nostre aspirazioni e sui nostri obiettivi?
Probabilmente molto poco!

Quando ci sospendiamo in un pensiero, lo facciamo in funzione di un fatto che ci colpisce e, prevalentemente, quando questo ci colpisce in termini negativi. Qualcuno che ci fa arrabbiare, un evento che non ci soddisfa, che non si è sviluppato come avremmo voluto, una condizione che ci irrita.

In tutte queste situazioni cominciamo a rimuginare in una concatenazione di pensieri che non sono oggetto della nostra consapevolezza ma piuttosto degli ormai noti processi automatici. Pensieri mossi da convinzioni e alimentate dai nostri “occhiali” che ci conducono a vedere il mondo in base alle nostre peculiari esperienze esistenziali. Ma siamo proprio sicuri, in quei momenti, di riflettere e, soprattutto, siamo sicuri di farlo liberamente?

In queste situazioni sarà l’altro ad aver sbagliato, l’altro a non aver compreso, la situazione ad averci insoddisfatto, e via così, in una serie di elucubrazioni nelle quali noi non potremmo che vederci come gli incompresi, i non amati, i non visti, ecc…

Come fare quindi per modificare questa nostra propensione rimuginante?

Guardiamo a cosa ci infastidisce ma non poniamo attenzione a cosa vogliamo veramente!

Ma come, starete pensando, sono piena di aspettative: vorrei essere amata, capita, ascoltata, ecc. Appunto, aspettative, che mi inducono ad aspettarmi qualcosa e non a chiedermi cosa voglio, come ottenerlo e cosa fare e, soprattutto, cosa posso fare io per ottenerlo.

Una delle possibili soluzione potrebbe essere quella di regalarci, all’interno della nostra quotidianità, dei momenti di vera riflessione, che deliberatamente scegliamo e preventivamente programmiamo, e che si orientino ai nostri desideri, intenti profondi, caratteristiche personali.

Iniziamo in questo modo, poi cercheremo di andare oltre….alla prossima settimana!