Abbiamo compreso che se vogliamo rendere l’esercizio dell’ascolto del corpo funzionale ad un reale benessere psico-fisico, dobbiamo quotidianizzarlo il più possibile, vale a dire ancorarlo alla nostra realtà fisica, momento per momento. Praticare tecniche di consapevolezza corporea senza trasferire questo atteggiamento nel rapporto quotidiano con il nostro corpo, significa infatti perdere il vero potenziale di cambiamento insito in tale strumento.
Ormai sappiamo che le nostre reazioni emotive e i nostri pensieri prendono il via da precise reazioni corporee e che queste ultime possono svolgere un azione di segnale su quanto sta avvenendo in noi.
La ragione di questo meccanismo, come abbiamo detto, ci viene chiarita dalle neuroscienze, le quali ci spiegano che in noi, e più precisamente nella nostra amigdala, sono depositati pacchetti di informazioni somatiche raccolti durante le nostre esperienze di vita, che peraltro condizionano il nostro modo di vedere e di interpretare il mondo.
Tale processo interpretativo, come ho già avuto modo di dire, è però automatico ed inconsapevole sino a quando non introduciamo un atteggiamento di osservazione che ci permetta di diventare consapevoli di quanto in noi sta avvenendo.
Compreso che il processo parte dal piano corporeo, se saremo in grado di osservare e gestire questo livello iniziale, saremo anche in grado di condurre noi il gioco.
Faccio un esempio molto semplice, peraltro già anticipato in passato, ma che ora vorrei perfezionare e approfondire. Innanzi ad un soggetto che riesce a determinare in noi irritazione si sviluppa un processo che, più o meno, può essere così descritto:
- la nostra reazione sarà primariamente fisica ( es. contrazione dei muscoli del collo),
- poi emotiva (irritazione),
- che svilupperà un sentimento di fastidio ( l’irritazione è ora pienamente sentita),
- il quale darà luogo ad un pensiero ( “questo è un rompiscatole”).
Non è difficile comprendere che più noi anticipiamo la presa di coscienza di quanto avviene in noi, più avremo il governo delle nostre emozioni, in particolare se vogliamo evitare che tale situazione ci conduca in pericolose spirali di mentalizzazione, peraltro poco funzionali al nostro benessere (“ il mondo è pieno di rompiscatole”).
Forse per alcuni è assolutamente fisiologico ( non uso il termine normale, perché non lo amo molto e da luogo a fraintendimenti)affermare che il mondo, non solo è pieno di rompiscatole, ma anche di disonesti, di balordi, di approfittatori, ecc. (rinuncio ai francesismi), tanto che, per un numero probabilmente ancora superiore, può apparire normale la conclusione del processo con una visione negativa del mondo.
Molti di questi però non sanno che tutto questo fa male proprio a loro! Si carissimi, tale negativismo ci fa un gran male dentro. Pensate che tutto ciò oggi è ampliamente dimostrato dalle neuroscienze!
Meditiamo noi ipercritici, meditiamo!!!
Scrivi un commento