Caro Dottore,

Vorrei gestire il mio senso di colpa, soprattutto quello legato alla gestione della mia sessualità e a certi pensieri. Infatti pur essendo sposato mi ritrovo spesso davanti a certi siti e mi capita frequentemente di masturbarmi, e poi mi sento arrabbiato (non solo per la masturbazione) a tal punto che vorrei bestemmiare, il solo pensarlo mi mette ansia. Vengo da una cultura cattolica, perciò la cosa mi pesa e cerco sempre delle giustificazioni.
Come posso fare, per vivere o convivere con questa situazione?
Come gestirla, quali passi fare? Mi permetta inoltre di chiederle se ritiene che sia giusto e normale fare ciò che io faccio?<

Risposta

Caro A.,
Lei si dichiara cattolico e la questione che mi pone, per come lei la pone e probabilmente anche per come lei la vive, contiene risvolti di “carattere morale”. Per esperienza so che spesso tali risvolti esprimono anche una implicita e sotterranea richiesta di “assoluzione”, cosa che lei peraltro, se non altro onestamente, esprime invece esplicitamente.

Tuttavia, il ruolo nel quale lei sembrerebbe relegarmi non mi appartiene, così come non mi è proprio quello del giudizio. Guardiamo allora la questione da un punto di vista psicologico, cercando magari di ampliare l’orizzonte di osservazione con alcuni interrogativi, modalità questa forse più efficace per uscire da quella gabbia dei sensi di colpa che lei descrive.

Lei, per l’appunto, esordisce parlando di senso di colpa, soprattutto quello legato alla gestione della sua sessualità e a certi pensieri. L’avverbio “soprattutto” starebbe ad indicare che oltre al problema che descrive ce ne sono anche altri. E’ solo una mia impressione?

Proseguendo oltre: come va il suo matrimonio? In particolare, come esprime in esso la sua sessualità? C’è qualcosa che ha paura di affrontare? Qualcosa che vuole evitare? Si può allargare ulteriormente il lavoro introspettivo chiedendosi: è soddisfatto del suo lavoro? E’ contento di come vive? E così via!

Le risposte non le deve dare a me, ma a se stesso, con sincerità.

Un possibile dialogo interiore esito di questi interrogativo potrebbe condurla a rivolgersi a quella parte di se che la spinge a masturbarsi, perché, da quanto lei afferma, non si tratta di eventi episodici ma piuttosto di una sorta di coazione a ripetere; ad esempio chiedendo  ad essa cosa c’è di rischioso in una sessualità “condivisa”, perché tale coazione sessuale non entra, come sembrerebbe da quanto lei scrive, nel gioco relazionale della coppia, trasformandosi nel più intenso dei carburanti amorosi?

Buona ricerca.