Caro dottore,

Sono una donna di 65 anni, felicemente sposata da più di 40, due figli un nipote e sono in pensione da qualche anno. Una vita che oserei definire felice, un matrimonio riuscito, dei figli che non mi hanno mai dato una preoccupazione……………

Eppure, da qualche tempo, forse proprio da quando ho lasciato il lavoro, qualcosa in me sembra essere cambiato: provo un minor interesse per le cose, a volte mi sento svogliata e ho come l’impressione che gli altri non mi capiscono…………………

Non si tratta certo di cose gravi ma, io mi chiedo e le chiedo, possibile che una vita come la mia, alle porte della vecchiaia, possa trasformarsi in questo modo? E questo l’inizio della vecchiaia, di un incubo inevitabile ed ineluttabile?

Mi scusi se, con tutti i problemi che ci sono, ben più gravi dei miei, io la tedio con queste mie cosucce.

 

Cara signora,

non si deve affatto scusare, le questioni che lei pone, oltre ad essere segnale di sensibilità e di acuta intelligenza (intesa come la capacità di leggere dentro le cose), si allineano perfettamente con uno delle principali finalità di questo “spazio di conversazione”: quello della prevenzione, vale a dire di creare una sana e diffusa propensione a farsi carico delle proprie difficoltà, occuparsene, prima che queste abbiano agito sulla nostra salute psico-fisica, abbiano condizionato negativamente le  nostre relazioni o, finiscano per demolire quanto di bello e di buono c’e in noi e attorno a noi.

I suoi interrogativi mi stimolano anche perché da anni, prima che questo fosse oggetto dell’interesse dei mezzi di comunicazione, mi occupo di anziani, cercando di contribuire, nel mio piccolo, all’abbattimento di quegli stereotipi che li caratterizzano. Per questo mi sento di dirle che quanto lei oggi prova non è la conseguenza “di un incubo inevitabile ed ineluttabile” ma semplicemente il segnale dell’ingresso in una nuova fase della vita, che deve spingere all’individuazione di nuovi obiettivi, che richiede diversi strumenti e necessita di essere alimentata da rinnovati desideri. Questa è la vera sfida: saper cogliere in ogni disturbo, disagio o difficoltà il valore di segnale, che il nostro organismo, con un “intelligenza” che gli è propria, ci invia. Il segnale è l’invito al cambiamento: se sappiamo coglierlo sarà opportunità di nuove primavere, altrimenti sarà solo conferma di ineluttabile declino. Metta a frutto quest’intelligenza interiore di cui sembrerebbe disporre, si affidi alla sua sensibilità, che non le manca, e inizi a riprogettare la sua esistenza ridefinendo nuovi obiettivi, ricercandoli nei suoi desideri. In questo modo si approprierà dei giusti strumenti, quelli che oggi gli possono sembrare inaccessibili.

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Roberto Broggi